TRAPANI (Greco: Δρέπανον e Δρέπανα; Latino. Drepănum). Nell'antichità il nome greco di Drépana, da cui derivò quello odierno di Trapani, ricorre in più località delle quali sta a indicare la configurazione rassomigliante a una falce (δρέπανον). Per la stessa ragione fu applicato, infatti, a una penisoletta dell'estremità occidentale della Sicilia della cui origine si favoleggiò in diversi miti, tra i quali, notissimo, quello relativo alla falce di Saturno.

Il porto di Trapani appartenne dapprima alla elima Erice, e, come tale, è appunto ricordato a proposito delle guerre di Dionisio il Grande, ma il nome greco di Drépana appare per la prima volta a proposito della prima guerra punica quando questa località, che si trovava in possesso dei Cartaginesi divenne un'importante stazione navale per la flotta ad opera di Amilcare, il quale nel 260 a.C. vi trasferì parte della popolazione della vicina Erice. Per tale ragione questa posizione strategica fu aspramente contesa durante la prima guerra punica tra i due belligeranti. Per il suo possesso ebbe luogo nel 249 a.C. la grande battaglia in cui fu annientata da Aderbale la flotta di Publio Claudio Pulcro. Nel 242 a.C. però il console Gaio Lutazio Catulo riuscì a cingerla d'assedio, e fu proprio per via del fallito tentativo da parte di Annone e di Amilcare di rompere questo assedio che i Cartaginesi subirono la rovinosa sconfitta della Battaglia delle Isole Egadi (241 a.C.) che pose definitivamente termine alla Prima guerra punica, senza che però Drepanon fosse mai effettivamente espugnata.

Entrata quindi nell'orbita del dominio Romano, Drepanon, quantunque raramente attestata, divenne una fiorente città commerciale, grazie soprattutto al porto, alla sua posizione geografica al centro delle rotte mediterranee ed alle caratteristiche attività di estrazione del sale marino, intrapresa a suo tempo già dai Fenici, e della lavorazione del corallo, quest'ultima già citata da Plinio, tutte qualità che nel corso successivo della storia le consentirono di soppiantare Lilybaeum nel ruolo di centro più importante della Sicilia Occidentale.

Oltre che con il termine latinizzato Drepanum, il centro è attestato nei testi successivi alla prima guerra punica sia al plurale Drepana (in greco antico τα Δρεπανα) che al singolare Drepanon (in greco antico το Δρεπανον); il primo termine si riferisce probabilmente all'intera area geografica delle baie a forma di falce, mentre il secondo alla città vera e propria, che si doveva concentrare soltanto sulla falce più meridionale e più distante dal Monte Erice.

Quando alla rovina dell'Impero i Vandali occuparono la Sicilia, Trapani fu il primo punto di sbarco e di partenza per la conquista dell'isola. Seguì il dominio bizantino che presto cedette alla forza esuberante dell'espansione araba nel Mediterraneo. Trapani musulmana fu tra le più fiorenti città della Sicilia e continuò a esserlo, come attestano viaggiatori arabi e il famoso geografo Edrisi anche durante il dominio normanno.

Dal sec. XII al XIV il porto di Trapani fu molto frequentato da Genovesi e da Pisani. La città partecipò alla rivoluzione dei Vespri, accolse per prima Pietro d'Aragona che sbarcato a Trapani, ivi giurò gli statuti del Regno. Nella guerra quindi scoppiata, più volte gli Angioini tentarono di strappare agli Aragonesi Trapani, punto strategico per essi importantissimo. Furono sconfitti nelle acque di Trapani il 1284 dopo un assedio durato più di un anno per terra e per mare nel 1315.

Un secolo dopo Luigi d'Angiò nel 1432 invano assediò Trapani, che vittoriosamente resistette e che meritò allora il titolo di invittissima. La Sicilia oramai era attratta nell'orbita politica spagnola e Trapani per la sua posizione, più d'ogni altra città dell'isola ne sentì vantaggi e svantaggi. Il pericolo barbaresco nel Mediterraneo durante il sec. XVI fu quanto mai minaccioso per la città. Da essa Carlo V trasse piloti, marinari esperti e forze per la sua spedizione di Tunisi, a Trapani egli donò lo stendardo vittorioso al ritorno dall'impresa.

Le fortificazioni compiute verso la fine del Cinquecento la resero sicura dagli assalti barbareschi. La città dal Seicento al Settecento prosperò per le industrie del sale, della pesca, del corallo e per la navigazione.