Pixous (successivamente latinizzato in Buxentum nell'odierna località di Policastro Bussentino) è un antico centro abitato della Magna Grecia che costituiva una città portuale aperta verso il sinus terinaeus. Secondo l'opinione prevalente degli studiosi, Pixous sorgeva su una piccola altura di 80 metri sul livello del mare, sulla sinistra idrografica del fiume Bussento. Il suo nome deriva dalla presenza di piante di bosso (gr. pyxós, lat. buxus) che vi crescono tuttora in abbondanza.

La storia della città si basa solo su notizie occasionali ed episodiche tramandate dalla tradizione storiografica greca e romana: sia Strabone (Geografia, VI.1) sia Diodoro Siculo (Bibliotheca historica, XI.59), riconducono la sua fondazione a Micito (Mikythos, Μίκυϑος), tiranno di Rhegion, nel 471/70 a.C.

La colonia reggina dovette avere una vita breve. Secondo il racconto di Strabone, infatti, la città sarebbe stata abbandonata dai coloni poco dopo la sua fondazione.

Una tradizione storiografica fa risalire la fondazione della città al VI secolo a.C. (tale tradizione è rispecchiata anche nella Princeton Encyclopedia of Classical Sites). Secondo questa tesi, il centro, in quel periodo, doveva dipendere dalla colonia magnogreca di Sibari, al pari della non lontana Paestum. Lo mostrerebbe infatti una monetazione di tipo sibaritico, sulla quale è riportata anche il nome di Siris, anch'essa, al pari di Sibari, sul golfo di Taranto, sul litorale ionico. Questa notizia di una fondazione precoce si riconcilierebbe con le notizie fornite da Strabone e Diodoro solo supponendo che quella dovuta al tiranno Micito fosse una rifondazione dopo un collasso della città dovuto alla caduta di Sibari, nel 510 a.C.

Tuttavia, scavi compiuti nei tardi anni '70, hanno restituito l'intera cronologia dalla fondazione di Micilo, ma non hanno restituito alcun reperto del periodo precedente. Se ne deduce una conferma della tradizione storiografica riportata da Strabone e una smentita dell'ipotesi di una fondazione sibarita al VI secolo a.C.

Della colonia maritima di Buxentum, dedottavi dai Romani nel 194 a.C., e ulteriormente rinforzata nel 186 a.C. è stato messo in luce un tratto di strada urbana basolata, identificata con il decumanus maximus, ed è stata epigraficamente dimostrata l'esistenza di un macellum e del foro; quest'ultimo è forse identificabile con la piazzetta antistante il duomo di Policastro, forse a sua volta edificato sopra un tempio romano.

D'altro canto, l'assoluta assenza di documentazione archeologica posteriore alla fine del I sec. d.C. sembra indicare che la città sia stata parzialmente, se non del tutto, abbandonata a partire da questo momento e fino alla fondazione della bizantina Palaiokastron. Scavi condotti nella fortezza bizantina, poi incorporata nel quattrocentesco castello che domina l'«acropoli», permettono di datare l'insediamento bizantino nel VI sec. d.C., epoca alla quale risalgono anche le più antiche notizie sulla fondazione della sede vescovile di Policastro.