Fondata da Dionisio di Siracusa nel 396 a.C. per celebrare la vittoria siracusana su Cartagine, fu nota quale Tyndaris (Τυνδαρίς, Τυνδάριον, Tyndareum), in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, padre putativo di Elena e dei Dioscuri, Castore e Polluce. Fù alleata della città madre prima e di Roma poi, a partire dal III sec. a.C., che appoggierà sempre nel lungo contensioso militare con Cartagine.

 La vittoria del 393 a.C. di Dionisio su Magone pose Tyndaris al sicuro da rivendicazioni territoriali da parte della vicina Abaceno, alleata dei Cartaginesi (Diod., xiv, 90, 2-4). Tyndaris rimase sempre alleata fedele e collegata militarmente con Siracusa.

Un gravissimo pericolo per Tyndaris rappresentò la conquista di Messina da parte dei Mamertini, fino alla vittoria riportata da Gerone II al Longano nel 269 a.C..

Durante la prima guerra punica costituì una posizione difensiva dei Cartaginesi, alleati di Gerone II, e rimase anche per alcuni anni in loro possesso; ma, dopo la battaglia navale nel 257 a.C. nota come la battaglia di Tindari, tra Caio Attilio Regolo ed Amilcare Barca, svoltasi nelle sue acque (Polyb., i, 25, 1-5), passò ai Romani.

La fedeltà a Roma durante le successive guerre puniche e servili meritò a Tyndaris l'onore di offrire, con altre sedici città della Sicilia, una corona a Venere Ericina (Cic., Verr., v, 124). Ebbe, nell'ordinamento romano, la posizione di civitas decumana, e dovette godere di particolare prosperità; ciò si deduce anche dalla narrazione delle numerose rapine commesse in essa da Verre (Cic., Verr., iii, 103; iv, 29; iv, 48). Caposaldo di Sesto Pompeo, fu conquistata nel 36 a.C. da Ottaviano, che in seguito vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la citò come nobilissima civitas.

(LA)

« Tyndarium et Pactarum urbs nobilissima et magnanima »

(IT)

« Tindari e Patti città nobilissime e magnanime »

Subì ricorrenti eventi negativi di carattere naturale (Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti),  che nè segnarono l'inesorabile decadenza, culminata nella distruzione per mano araba nel IX sec (venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell'836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta).