Pier Carlo Boggio

È considerato uno dei fondatori del Risorgimento. Fu figlio di un veterano dell'esercito repubblicano francese. Trascorse la prima giovinezza in Svizzera, ove il padre si era stabilito in volontario esilio.

Fu eletto alla Camera dei deputati del Regno di Sardegna nella VI e VII Legislatura e poi alla Camera dei deputati del Regno d'Italia nella VIII e nella IX legislatura come deputato della Destra storica.

Morì nella battaglia di Lissa, tra la marina del Regno d'Italia e la marina Austro Veneziana, alla quale partecipò da volontario.

Nato a Torino il 3 febbr. 1827 da Antonio, veterano dell'esercito napoleonico, compì i primi studi in Svizzera proseguendoli successivamente a Torino. Durante un viaggio a Parigi, nel luglio 1846, conobbe la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso, fondatrice, con T. Mamiani, P. S. Leopardi e G. Massari, della Gazzetta italiana: ebbe così inizio la collaborazione del B. al periodico parigino, che continuò dopo il suo rientro a Torino e anche quando la Gazzetta italiana si trasformò nel periodico Ausonio. Questa prima esperienza pubblicistica e i rapporti d'amicizia che legavano il B. ad Augusto Cavour, nipote di Camillo, lo segnalarono all'attenzione di questo che lo volle alla fine del 1847 tra i fondatori del Risorgimento.

Nel 1854 il Boggio fu nominato supplente alla cattedra di filosofia del diritto (fino al 1858), ma continuò ad occuparsi dei problemi preferiti, intervenendo nel dibattito suscitato dalla proposta di legge per la soppressione dei conventi e per l'incameramento dei loro beni con gli opuscoli: Come finirà? e Il principio della fine (Torino 1855). Nel 1856, ancora sostenendo una linea più moderata di quella cavouriana, tentò di far rivivere il Risorgimento, ma anche questo esperimento ebbe poca fortuna. Sempre su posizioni critiche nei confronti del ministero, il Boggio si presentò alle elezioni del 1857 con un gruppo di uomini politici che cercavano di costituire un partito che si inserisse fra i conservatori e i cavouriani (Né ministeriali né retrivi, Torino 1857). Il Boggio fu eletto, ma il successo delle estreme, specialmente della destra, provocò il refluire dei deputati moderati su posizioni filoministeriali: anche il Boggio si accostò in questo periodo al Cavour, soprattutto in vista delle ostilità contro l'Austria (gli opuscoli: Ci siamo e Fra un mese, Torino 1859).

Nel suo opuscolo "Fra un Mese" del 5 Aprile 1860 descrive chiaramente ed in modo esplicito le condizioni finanziarie del Regno di Sardegna, in particolar modo dello stato di sottomissione ed indebitamento verso l'impero austriaco. Altrettanto spiega con molta emfasi, la necessità di una guerra liberatoria dalla sottomissione degli stati Lombardo-Veneto e Piemontese dal Regno austriaco e dalle sue prepotenze e angerie usando a tale proposito, il pretesto dell'unità d'Italia.

<<Il 24 Marzo 1860, il Piemonte dovette cedere alla Francia, due provincie del territorio del regno per appiananare debiti ormai insostenibili, infatti la Savoia e Nizza da questo giorno diventano territorio del Regno di Napoleone III, ossia della Francia.>>

Implicito invece è il pretesto dell'invasione del Regno delle Due Sicilie che, nonostante non sia mai stato dichiarato apertamente, aveva l'unico scopo di riempire le casse disastrate del Regno piemontese (sull'orlo della bancarotta), di imposessarsi delle industrie meridionali e dello Stato della Chiesa e di annettere i territori al Piemonte.

In seguito viene riportata la tabella delle ricchezze effettivi in oro ripartiti tra gli stati italiani nel 1860, da notare che il Piemonte non figura nella tabella poichè il suo bilancio era in passivo, viene invece mensionata la Sardegna che era stata precedentemente scambiata con la Sicilia:

<<La storia della Sicilia piemontese comprende l'arco temporale in cui la Sicilia fu parte dei domini di Casa Savoia. Tale periodo, durato circa sette anni, ebbe inizio il 10 giugno 1713, data che sancì il passaggio dell'isola da Filippo V al duca di Savoia Vittorio Amedeo II, e si concluse nel 1720, quando Carlo VI invase l'isola e ne prese possesso cedendo in cambio la Sardegna.>>

 

La ricchezza degli antichi Stati italiani nel 1860 era di 668 milioni cosi ripartiti:
443,2 REGNO DELLE DUE SICILIE
8,1 Lombardia
0,4 Ducato di Modena
1,2 Parma e Piacenza
35,3 Roma (stato pontificio)
55,3 Romagna - Marche, Umbria
27,0 Sardegna
85,2 Toscana
12,7 Venezia

 

  FRA UN MESE (PIER CARLO BOGGIO, Torino 5 Apiril 1860)