Naxos (Νάξος in greco antico) o Nasso è un sito archeologico ricadente nel territorio di Giardini-Naxos, comune della provincia di Messina.

La lunga penisola che si conclude col Capo Schisò è stata abitata in modo pressoché continuo dal neolitico fino all'arrivo, secondo la tradizione nel 734 a.C., dei coloni greci. Infatti sono state rinvenute capanne della media età del bronzo (Cultura di Thapsos) e materiali pertinenti alla fase dell'età del ferro detta di Cassibile (X-IX secolo a.C.): le fonti affermano che all'arrivo dei Greci il sito della colonia di Naxos era già occupata da indigeni che certamente popolavano, se non proprio Capo Schisò, le alture intorno alla punta (secondo Diodoro), noto poi come il massiccio del Tauro, da cui avrebbe preso il nome Tauromenion (Taormina).

Naxos è la prima colonia greca ad essere fondata in Sicilia nel 735 a.C.

Nel 495 a.C., il tiranno di Gela Ippocrate voleva la città ma non riesce a conquistarla. Naxos è alleata di Atene nella guerra contro Siracusa. Nel 403 a.C. il tiranno di Siracusa Dionisio I distrugge la città per punirla dell'alleanza con Atene. Gli abitanti vengono venduti come schiavi e le rovine della città vengono cedute ai Siculi. Dopo questo evento Naxos rimane un porto commerciale, ma perde il rango di polis (città-stato). La popolazione si trasferisce sul Monte Tauro e fonda la città di Tauromenium l'attuale Taormina.

"Primi fra i Greci i Calcidesi venuti per mare dall'Eubea fondarono Nasso ed innalzarono un altare ad Apollo Archegetes..." Tucidide, La guerra del Peloponneso , libro VI, 3,1

I racconti sulla composizione etnica dei coloni che fondarono la più antica città greca di Sicilia sono molteplici e non tutti concordanti. Secondo Tucidide, i coloni erano Calcidesi; secondo Ellanico Calcidesi e Nassi; secondo Eforo e lo pseudo-Scimno Calcidesi, Ioni e Dori, che in seguito a controversie si sarebbero separati, andando i Calcidesi a fondare Naxos, i Megaresi Megara Iblea e i Dori Capo Zefirio, in Calabria. Vi è comunque consenso sulla priorità e importanza dell’elemento calcidese, ma la presenza di Ioni di Naxos sembra assicurata dal nome stesso dato alla colonia. L'ecista sarebbe stato Teocle, verosimilmente calcidese e fondatore della calcidese Leontinoi, anche se Eforo lo considera ateniese (origine forse da attribuire alla propaganda imperialistica periclea). I coloni avrebbero preso terra su di una spiaggia, dove eressero un altare ad Apollo ‘Archegetes’, il dio di Delo venerato anche in Eubea, protettore dell’impresa coloniale e oggetto di culto ancora nel V secolo a.C. da parte dei ‘théoroi’, gli ambasciatori sacri che dalla colonia si recavano in madrepatria per rinnovare i rapporti religiosi tradizionali.

Nel 729 a.C. un gruppo di coloni fondò Katane (l'attuale Catania) e Leontinoi (l'odierna Lentini). La città si sviluppò ed assunse importanza tanto da attirare l'attenzione delle altre colonie greche che si erano via via costituite in Sicilia. Nasso avrebbe fondato (secondo Strabone, Stefano di Bisanzio, Scimno e Silio Italico) la sottocolonia di Kallipolis (un nome attribuito all'isola greca di Naxos, secondo Plinio il Vecchio), d'incerta localizzazione (forse l'odierna Giarre o l'odierna Francavilla di Sicilia).

Nel 495 a.C. Kallipolis fu distrutta dal tiranno di Gela Ippocrate (secondo Erodoto). Ippocrate quindi assediò Naxos, ma non riuscì ad espugnarla. Nel 476 a.C. fu conquistata e distrutta da Ierone di Syrakousai e gli abitanti concentrati con quelli di Katane e Leontinoi (secondo Diodoro). Dieci anni dopo, con la caduta dei Dinomenidi, i Nasii fecero ritorno all'antica loro sede, nella città ricostruita nel frattempo da Ierone forse con coloni locresi (come dimostra il santuario di Francavilla nell'entroterra di Naxos, frequentato in quest'epoca e oggetto di culto, con ‘pinakes' di tipo locrese), secondo un piano urbanistico messo in luce dagli scavi.

Alleata di Atene durante la guerra del Peloponneso all'epoca sia della prima spedizione ateniese nel 427 a.C.-424 a.C. (secondo Tucidide) che della seconda impresa del 415 a.C.-413 a.C. (secondo Tucidide e Diodoro), la città fu conquistata da Dionigi di Siracusa nel 403 a.C. in seguito al tradimento di un cittadino di Naxos, Polieno, forse lo stesso che conia le monete del tardo V secolo a.C. (secondo Diodoro e Polieno). Naxos fu completamente rasa al suolo e gli abitanti venduti come schiavi. I pochi abitanti che riuscirono a sottrarsi dalla vendita come schiavi tornarono tuttavia sul posto, ricostruirono gli edifici e iniziarono a battere moneta con il nome di Neapolis.

Nel 358 a.C. Andromaco, padre dello storico Timeo, riunì questi superstiti nell'antico centro di Tauromenium (secondo Diodoro) che continuò nella monetazione la tradizione della colonia calcidese (secondo Plinio).

La memoria dell'antico centro, tuttavia, non andò del tutto perduta: nel 36 a.C., le flotte di Sesto Pompeo e Ottaviano si scontrarono nelle acque circostanti e abbiamo riferimenti sia nell'antica statua del culto di Apollo, di piccole dimensioni, sia del culto di Afrodite (Appiano), mentre l'‘Itinerarium Antonini’ menziona una ‘mansio’, un posto di cambio di cavalli, col nome di Naxos.