Pompei (in latino Pompeii) è una città dell'evo antico, corrispondente all'attuale Pompei, la cui storia ha origine dal IX secolo a.C. per terminare nel 79, quando, a seguito dell'eruzione del Vesuvio, viene ricoperta sotto una coltre di ceneri e lapilli alta circa sei metri. Gli scavi della città, iniziati nel 1748, hanno riportato alla luce un sito archeologico entrato a far parte della lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1997, e che è il secondo monumento italiano per visite dopo il sistema museale del Colosseo, Foro Romano e Palatino.

Le prime testimonianze di vita, seppur scarse, nel territorio di Pompei, il cui nome deriva o dal greco pémpo o pompé, oppure dall'osco pompe, risalgono alla fine del IX secolo a.C., quando il popolo degli Opici, seppur in forma ancora non stanziale, occupa il territorio in posizione strategica su un pianoro dall'altezza di quasi trenta metri, formatosi in seguito ad una colata lavica del Vesuvio, dalle pareti scoscese a picco sul mare, con veduta su tutto il golfo di Napoli e nei pressi della foce del fiume Sarno, ottima riserva di acqua, vista la mancanza di sorgenti in zona.

I primi insediamenti stabili risalgono invece intorno all'VIII secolo a.C., ad opera degli Osci, questi fondano cinque villaggi nella zona, i quali, intorno al VI secolo a.C., si riuniscono in un solo agglomerato, cinto di mura e a controllo di un importante asse viario, iniziano anche i primi scambi commerciali via mare, con la costruzione di un piccolo porto situato nei pressi della foce del fiume.

Con l'arrivo dei Greci in Campania, che fondano la colonia di Pithecusa sull'isola d'Ischia, tra il 780 ed il 770 a.C., e quella di Cuma, intorno al 740 a.C., anche Pompei pur non venendo mai conquistata militarmente, entra nell'orbita del popolo ellenico, la costruzione più importante di questo periodo è quella del Tempio Dorico: questo non viene edificato nei pressi del centro, ma in posizione più isolata, in quello che poi diventerà il Foro Triangolare, poiché l'intenzione dei greci non è quella di stabilirsi definitivamente a Pompei, ma semplicemente controllare le strade ed il porto.

Nel 524 a.C., nella pianura campana, si assiste all'arrivo degli Etruschi, che fondano Capua, questi alla ricerca di un collegamento con l'entroterra si stanziano anche nella zona di Pompei, trovando nel fiume Sarno la via di comunicazione tra il mare e l'interno. Come per i Greci, anche gli Etruschi non conquistano militarmente la città, ma si limitano semplicemente a controllarla, in questo periodo infatti Pompei gode di una sorta di autonomia. Sotto gli Etruschi viene costruito un primitivo foro, che risulta comunque essere una semplice piazza adibita a mercato, viene edificato il tempio di Apollo, nel quale sono ritrovati anche frammenti di ceramica di bucchero, diverse case vengono dotate del cosiddetto atrio tuscanico, tipico di questo popolo, e vengono fortificate le mura.

Dal 474 a.C., momento della sconfitta degli Etruschi da parte dei Cumani, al 424 a.C. Pompei torna nuovamente sotto l'influsso dei Greci, viene restaurato il tempio di Apollo ed il tempio di Giove, sono rinforzate le mura nel tratto compreso tra porta Ercolano e porta Vesuvio e viene fondato un nuovo nucleo abitativo.

Diodoro Siculo e Tito Livio parlano della caduta di Cuma, ad opera dei Sanniti, popolo proveniente dalle zone interne dell'Abruzzo, alleati dei Romani, tra il 423 ed il 420 a.C. è quindi ipotizzabile che prima di sferrare l'attacco finale ai Greci, tutto il territorio circostante e quindi anche Pompei sia stato conquistato intorno al 424 a.C.. Lo scoppio della prima guerra sannitica porta un capovolgimento di fronti, con un'aperta ostilità tra Sanniti e Romani, conclusa con la pace del 340 a.C., tuttavia già dal 343 a.C. un primo esercito romano era entrato nella piana campana, portando con sé gli usi e costumi della romanità, i Sanniti restano fedeli a Roma, mentre nel 310 a.C., quando i Romani muovono guerra contro i Nocerini, i Sanniti pompeiani si schierano a favore di questi ultimi, i quali, dopo una prima vittoria, sono costretti a capitolare, Pompei pur governata dai Sanniti entra a tutti gli effetti nell'orbita romana a cui resta fedele anche durante la terza guerra sannitica e nella guerra contro Pirro.

I senatori romani, affascinati dal territorio fertile e dal clima mite, iniziano a spartirsi i territori intorno alla città, tale evento, associato all'esclusione del diritto di diventare cittadini romani porta i pompeiani a schierarsi contro Roma durante la guerra sociale. In vista di una possibile battaglia vengono fortificate le mura, costruite nuove torri ed aperte le porte di Nola, Sarno e Capua e si istruisce un esercito. La risposta romana non tarda ad arrivare: dopo aver conquistato Stabiae ed Ercolano, l'esercito, guidato da Lucio Cornelio Silla e di cui faceva probabilmente parte anche Marco Tullio Cicerone, si ricongiunge a Pompei, sferrando l'attacco contro le mura della città nei pressi di porta Ercolano e porta Vesuvio con grossi proiettili di pietra di cui sono ancora visibili le tracce dei segni lasciati all'interno della muratura, probabilmente, alla lotta partecipa anche, una flotta navale. La difesa dei Pompeiani è strenua, aiutati, anche, dai Celti capitanati da Lucio Cluenzio, inviati da Papio Mutilio. I Romani sono quindi costretti a ritirarsi, ma poco dopo riportano una vittoria contro i celti nei pressi di Nola, in una battaglia in cui persero la vita circa diciottomila uomini. La resa dei Pompeiani è ormai vicina e nell'estate o nell'autunno dell'89 a.C.  la città viene conquistata, tra l'altro in modo quasi pacifico, senza provocare notevoli danni, divenendo a tutti gli effetti romana.

Un forte impulso alla romanizzazione viene dato dalla salita al potere di Augusto nel 27 a.C. sono sostituite le truppe sillane con quelle augustee, vengono riammesse le vecchie famiglie sannitiche che nel frattempo, tramite matrimoni e adozioni, si sono imparentate con quelle romane e numerosi patrizi portano in città ricchezze terriere e attività commerciali, affiancate da nuovi modelli architettonici ed artistici che hanno come tema centrale la figura di Augusto, facendo diventare Pompei il luogo di villeggiatura prediletto del patriziato romano. Il Teatro Grande viene restaurato dagli Holconii e dedicato ad Augusto, la sacerdotessa Eumachia, costruisce una sorta di nuova basilica, chiamata Edificio di Eumachia, che ospita statue dedicate alla famiglia augustea e addirittura viene dedicato un tempio alla Fortuna Augusta, oltre alla costruzione dell'acquedotto del Serino allacciato a Pompei tramite una condotta secondaria. Il periodo di pace favorisce i commerci della città, soprattutto quello di tipo marittimo grazie allo sviluppo del porto.

Un periodo di crisi la cui causa rimane sconosciuta si verifica alla fine dell'impero di Caligola, tanto che, nel 40 è lo stesso imperatore a diventare duoviro, mentre sotto Claudio tra il 41 ed il 52 non vengono menzionati né magistrati, né al nuovo imperatore è dedicata alcuna statua se non due basi di marmo nel tempio della Fortuna Augusta. Sotto Nerone, in particolare fino al 59, la vita cittadina procede tranquilla, tuttavia, una violenta rissa tra Pompeiani e Nocerini avvenuta nell'Anfiteatro provoca numerosi morti, di conseguenza, in quanto la vicenda ha una forte eco anche a Roma, come riferito anche negli Annales di Publio Cornelio Tacito, viene disposta la chiusura dello stesso edificio per dieci anni e lo scioglimento di tutte le associazioni illegali. La causa dello scontro è da ricercarsi, o nel fatto che l'imperatore, nel 57, ha modificato lo stato di Nocera in colonia, arrecando danni economici a Pompei o per motivi di ordine politico.

Il 5 febbraio del 62 un violento terremoto, di intensità pari al V-VI grado della scala Mercalli con epicentro nella vicina Stabiae colpisce anche Pompei e la piana circostante provocando numerosi danni e crolli. Il terremoto ha un influsso negativo sulla vita cittadina, molte delle personalità più ricche temendo per la propria incolumità si trasferiscono in altre zone mentre il commercio cala bruscamente. Pompei diventa quindi un cantiere dove l'attività principale è quella della ricostruzione, non mancano esempi di speculazione edilizia e molti si arricchiscono con gli affitti o con gli appalti dei lavori di restauro. Non si è a conoscenza se gli imperatori Nerone e Vespasiano abbiano in qualche modo finanziato la ricostruzione, ma sta di fatto che le ricchezze accumulate nel corso degli anni dagli abitanti favorisce l'edificazione di edifici lussuosi, spesso rivestiti di marmi.

Non sono stati completati ancora i lavori di ristrutturazione, quando la mattina del 24 agosto o comunque in un periodo compreso tra agosto e novembre del 79 d.C., una violenta eruzione del Vesuvio pone definitivamente fine alla vita di Pompei. Anticipata dai giorni precedenti da scosse di terremoto, una nuvola a forma di pino si alza dalla sommità del vulcano fino a che, intorno alle 13, un boato annuncia la rottura del tappo di magma solidificato che ostruisce il cratere, dando inizio ad una incessante pioggia di ceneri e lapilli sulla città, la quale in circa cinque ore raggiunge l'altezza di un metro, provocando i primi crolli dei tetti. Iintorno alle 6 del giorno successivo quando l'altezza del materiale vulcanico è pari a due metri, un flusso piroclastico raggiunge le mura di Pompei, a questo ne segue un altro intorno alle 7, bissato pochi minuti dopo, ed un ultimo, più potente, intorno alle 8, causando definitivamente la morte di tutti quelli che erano sopravvissuti. Alle 10 la furia eruttiva inizia ad indebolirsi, anche se la pioggia di ceneri continua per altri quattro giorni, poi l'evento termina definitivamente. Pompei è seppellita sotto una coltre di circa sei metri di materiale vulcanico dal quale affiorano solo resti di colonne e la parte più alta degli edifici.

Non si conosce il numero preciso di abitanti della città nel 79, secondo alcune stime questi variano da seimila a ventimila ed il numero di vittime ritrovate si aggira intorno a millecentocinquanta, a questo dato va comunque aggiunta la parte di città ancora da esplorare e si calcola che in totale le vittime possano essere circa milleseicento, è da considerare inoltre che la maggior parte della popolazione è riuscita a mettersi in salvo scappando ai primi stadi dell'eruzione.

Terminata l'eruzione il Vesuvio si presenta con una nuova forma, ossia due cime ed un nuovo cono, tutta la zona circostante a Pompei è ricoperta da una coltre bianca, il fiume Sarno a stento riesce a scorrere e la linea di costa si è modificata protraendosi verso il mare. L'imperatore Tito invia in Campania una delegazione di soccorsi ed interdice la zona al transito, inoltre dispone che tutte le proprietà rimaste senza eredi siano smantellate ed i materiali riutilizzati per la costruzione, permettendo quindi il recupero di marmi, tubature di piombo, statue e ogni sorta di ricchezza che viene ritrovata.

Intorno al 120 viene ripristinata nei pressi di Pompei la viabilità verso Stabiae e Nocera per volere di Adriano, ma la città non viene più ricostruita, anzi il territorio dove sorgeva inizia a ricoprirsi di vegetazione scomparendo definitivamente.