Martino di Aragona, detto l'Umano (l'Humà) o l'Ecclesiastico (Girona, 29 luglio 1356 – Barcellona, 31 maggio 1410), è stato re di Aragona, Valencia, Sardegna e Maiorca, re titolare di Corsica, conte di Barcellona, Rossiglione, Cerdagna ed Empúries dal 1396 al 1410, primo duca di Montblanc dal 1387 al 1396. Fu anche re di Sicilia (come Martino II di Sicilia, anche Martino II di Trinacria o Martino il Vecchio) dal 1409 al 1410. Fu l'ultimo discendente del casato di Barcellona, la linea maschile legittima dei "conti-re" discendenti da Goffredo il Villoso, a regnare sull'Aragona.
Nel 1378 il padre lo nominò signore e reggente della Sicilia, la cui regina, Maria di Sicilia, cugina di Martino, era ancora in minor età (il padre di Maria, Federico IV di Sicilia, era morto nel 1377). Dato che il fratello maggiore di Martino ed erede al trono, Giovanni era rimasto vedovo, in quello stesso 1378, il padre, Pietro IV, che aveva l'obiettivo di estendere i domini della Corona d'Aragona anche sulla Sicilia, spinse Giovanni a sposare la regina di Trinacria, Maria di Sicilia, affinché non sposasse il duca di Milano, Giangaleazzo Visconti, con cui i notabili siciliani erano in contatto; ma Giovanni rifiutò, obbligando Pietro IV a intervenire in Sicilia.
Il figlio di Martino, Martino il Giovane, di circa diciassette anni, nel 1391, fu fatto sposare con la non più giovane regina di Sicilia. La Sicilia (o regno di Trinacria) era perciò destinata a perdere l'indipendenza e divenire un feudo dei discendenti di Martino. Martino il Giovane, unico figlio ancora in vita di Martino il Vecchio, infatti, dopo il matrimonio, lasciò l'Aragona e arrivato a Palermo, fu incoronato, assieme a Maria, re di Sicilia e divenne Martino I di Sicilia. I siciliani non gradivano troppo il matrimonio aragonese (anche perché il matrimonio era stato celebrato dall'antipapa Clemente VII, ed i siciliani erano sostenitori di papa Urbano VI e poi di papa papa Bonifacio IX) e guidati dalla famiglia Alagona, si ribellarono già, nel 1392, e da quella data si opposero alla autorità aragonese. Martino il Vecchio, nello stesso 1392, fu inviato in Sicilia a capo di una spedizione (che era stata organizzata per intervenire in Sardegna, ma durante il viaggio fu dirottata in Sicilia) per aiutare il figlio, Martino il Giovane e la regina, Maria. L'arrivo di Martino il Vecchio in Sicilia portò alla conquista di Trapani e Palermo, ma non riuscì a sconfiggere gli oppositori, che resistettero sino al 1398, anno in cui ritornò la pace e il figlio e la nuora poterono governare nuovamente tutta l'isola.
Nel 1409, Martino I di Aragona, alla morte del figlio, Martino il Giovane (Martino I di Sicilia), che era vedovo di Maria di Sicilia (con la morte di Maria di Sicilia si ebbe l'estinzione della linea diretta della casa di Aragona-Sicilia), divenne il primo pretendente al trono di Sicilia, in quanto figlio di Eleonora di Sicilia (Leonora di Trinacria), che era la zia di Maria, ossia la sorella di suo padre. Martino il Vecchio divenne quindi anche re di Sicilia, col nome di Martino II di Sicilia. Con la morte di Martino I il Giovane (1409), re di Sicilia o di Trinacria, la Sicilia, entrando a far parte della corona di Aragona, perse definitivamente l'indipendenza politica, e, unificato de facto e poi anche de jure col regno di Napoli, seguirà le sorti politiche del resto dell'Italia Meridionale per poi giungere all'Unità d'Italia nel 1861.
Dopo la morte del figlio legittimo, re Martino nominò il marito di sua sorellastra Isabella, il conte di Urgell, Giacomo II, discendente in linea maschile da Alfonso IV il Benigno, e quindi il più prossimo della Casa Reale di Aragona, governatore generale di tutti i domini della corona d'Aragona, posizione che apparteneva tradizionalmente al presunto erede al trono. Inoltre sempre, nello stesso anno Martino si sposò, in seconde nozze, con Margherita di Prades (1395-1422), figlia di Pietro di Prades, barone di Entença (discendente diretto di Giacomo II il Giusto) e di Giovanna di Cabrera. Complessivamente, la Corona d'Aragona godette della pace esterna durante il regno di Martino ed egli lavorò per sedare le lotte interne causate dalle rivolte dei nobili e dal banditismo.
Quando Martino morì a Barcellona, nel 1410, a 53 anni, i suoi discendenti legittimi (nati dal matrimonio con la regina Maria) erano già tutti deceduti, egli non aveva avuto nessun figlio dalla seconda moglie, Margherita di Prades, aveva revocato, per le pressioni del vescovo di Saragozza, il titolo di governatore a Giacomo II di Urgell e non aveva ancora portato a termine la pratica di riconoscimento di suo nipote Federico di Luna, conte di Luna, figlio illegittimo di Martino il Giovane e della sua amante Tarsia Rizzari di Catania; seguì perciò un periodo di incertezza detto "l'interregno", che durò due anni e che, essendo l'opinione pubblica molto divisa tra i vari pretendenti (cinque: oltre ai due su menzionati vi erano Alfonso d'Aragona, duca de Gandia, nipote, per linea maschile, di Giacomo II il Giusto; Luigi III d'Angiò, duca di Calabria, nipote, attraverso sua madre, Iolanda di Aragona, di Giovanni I di Aragona e Ferdinando di Trastamara, el de Antequera, figlio di Eleonora d'Aragona, sorella di Martino il Vecchio), portò l'Aragona sull'orlo della guerra civile. Le Cortes di Catalogna, di Valencia e d'Aragona decisero per un arbitrato, nominarono tre rappresentanti per regno, trascurando però di invitare i rappresentanti di Maiorca, Sicilia e Sardegna: i nove delegati scelsero tra i cinque pretendenti e, col Compromesso di Caspe, del 1412, decisero che sarebbe stato sovrano della corona d'Aragona e re di Sicilia Ferdinando el de Antequera, infante del castigliano casato di Trastamara.