Krimisa (detta anche Crimisa, Crimissa o Cremissa) era una piccola città antica della Magna Grecia risalente probabilmente al VII secolo a.C., situata in Calabria nell'area di Punta Alice. Abitata da gente indigena mista a Greci, essa "... non rappresentò mai una parte significante nelle vicende politiche della regione" (Paolo Orsi). La città veniva indicata nelle fonti come appartenente al territorio dì Kroton.

La sua origine è legata alla leggenda di Filottete il quale, al ritorno da Troia, consacrò le frecce donategli da Eracle nel santuario di Apollo Aleo; secondo la tradizione a Krimisa si trovava la tomba dell'eroe il quale venne da molti autori identificato come fondatore delle città di Petelia e di Macalla. Un'analisi accurata delle fonti storiografiche può far pensare che la città di Krimisa esistesse già prima della colonizzazione achea dell'età storica.

Nel 1929 a Punta Alice, Paolo Orsi riportò alla luce le fondamenta del tempio di Apollo Aleo e insieme a molti oggetti, antefisse in terracotta e monete, rinvenne parti della statua di marmo del dio. La testa di Apollo, dalla splendida fattura, può essere ammirata nelle sale del Museo Nazionale di Reggio Calabria.

Tutto il territorio intorno a Cirò Marina e Cirò Superiore si è mostrato ricco di rinvenimenti archeologici; intorno al Castello Sabatini (XVI secolo d.C.) sono venute alla luce le antefisse di un tempio del IV secolo a.C. , strutture pertinenti ad abitazioni del III secolo a.C., forse da collegare a un piccolo abitato brettio e necropoli con interessanti corredi funebri.

Questo itinerario consente di effettuare un percorso nel territorio interno di Kroton seguendo il fiume Neto per ridiscendere lungo il Lipuda alla volta di Punta Alice e il territorio di Cirò. La zona del Crotonese e dell'Alto Crotonese è stata contraddistinta nei secoli dalla presenza del latifondo: ancora oggi è possibile rintracciarne i segni nelle sterminate colline coltivate a grano, nelle grandi masserie spesso fortificate, nei borghi rurali.

I tratti di costa sono contraddistinti da castelli e torrette di guardia, alcune delle quali, come è il caso della Torre di Melissa, assumono le dimensioni di grossi fortilizi. Le torri costiere rappresentano i cardini di un sistema difensivo e di avvistamento voluto dal viceré Pedro da Toledo, nei primi anni del XVI secolo, per fronteggiare le continue incursioni turche di cui si è mantenuta memoria nei canti e nella letteratura popolare. La storia ci ha tramandato i nomi di audaci e ferocissimi corsari, come il turco Dragut o l'algerino Kairad-din detto "il Barbarossa", che nel 1536 depredò il castello aragonese di Le Castella, saccheggiando l'intero territorio.

Secondo alcuni racconti mitici, non sempre univoci e coerenti, narrati da Strabone, Apollodoro, Licofrone, Pseudo Aristotele, l'eroe greco Filottete, reduce dalla guerra di Troia (che figura nel II canto dell'Iliade), era giunto in questi luoghi esule da Melibea, con dei Rodii guidati da Tlepolemo e vi aveva fondato le città di Krimissa, Petelia, Macalla e Chone.

Nella zona tra Sibari e Crotone colonizzò, quindi, il promontorio di Crimissa e vi fondò la città cui diede lo stesso nome. Topograficamente Krimisa è identificata dagli archeologi con l'odierna Cirò Superiore.

Alla luce delle cospicue evidenze archeologiche emerse, il centro abitativo e l'area monumentale più antica era situata in Cirò Superiore, nella contrada "Cozzo Leone", mentre l'area necropolare era posta nella zona di "S. Elia", adiacente all'attuale abitato di Cirò.

In età classica la città si estese lungo le colline prospicienti i colli, con insediamenti sparsi di fattorie, sino poi a raggiungere, verosimilmente, l'area pianeggiante vicina all'attuale città di Cirò Marina.

Filottete avrebbe fondato anche le città di Petelia (odierna Strongoli), di Macalla( identificata con l'odierna zona di Murge-Strongoli) e di Chone, identificata con l'area territoriale in cui sorge il paese di Pallagorio (contrada "Cona"). Inoltre aveva dedicato un santuario ad Apollo Aleo, dove avrebbe deposto l'arco e le frecce ricevute in dono da Eracle. Successivamente, accorso in aiuto dei suoi amici Rodii, sarebbe morto combattendo contro barbari indigeni. Sulla sua tomba eretta presso il fiume Sibari, o secondo un'altra versione della leggenda, eretta a Macalla, sarebbe stato successivamente edificato un tempio dove egli veniva onorato con dei sacrifici.