La città di Caserta ha origini antiche (in greco antico: Calatia, Καλατία) sorse probabilmente nell'Età del ferro, come lasciano supporre gli scavi archeologici, e doveva essere un semplice luogo fortificato protetto da palizzata e fossato con capanne molto semplici che dovevano sorgere su un tracciato di una via di comunicazione già praticata prima della costruzione della via Appia.

L'etimologia "cal", infatti, lascia supporre proprio un luogo fortificato, mentre resti delle necropoli, che risalgono all'VIII secolo a.C., mostrano che vi doveva essere un potere centrale probabilmente tenuto da un capo del villaggio. Le tombe sono a fossa, ricoperte di ciottoli e il cadavere quasi sempre supino.

L'esistenza di una via di comunicazione è suggerita proprio dall'archeologia e dal rinvenimento di vasi e testimonianze etrusche. Il che lascia credere che il villaggio progredisse economicamente e avesse relazioni con l'Etruria ma anche con le colonie greche come quella di Cuma.

Nel V secolo a.C. i Sanniti conquistarono tutta la Campania Felix e si sostituirono agli Etruschi mentre la città continuò la sua ascesa.

Nel 321 a.C. i consoli Spurio Postumio Albino Caudino e Tiberio Veturio Calvino vi tennero gli accampamenti durante la seconda guerra sannitica, ma dovettero poi affrontare la sconfitta delle Forche Caudine. Tuttavia nel 309 a.C. il console Gaio Giunio Bubulco Bruto la conquistò.

La città crebbe di importanza tanto che Aulo Atilio Calatino diventò console dal 258 al 254 a.C. e dittatore nel 254 a.C.

Tuttavia dopo il disastro di Canne nel 215 a.C. si alleò insieme a Capua e Atella con Annibale, che vi pose un presidio.

Nel 211 a.C. alla caduta di Annibale Roma la riconquistò e la punì trasformandola in una "civitas sine suffragio" e la città venne dichiarata "ager publicus". I capi della rivolta vennero esiliati e giustiziati. Da questo momento cominciò il suo declino. Sappiamo che nel 210 a.C., poiché gli abitanti di Nuceria e Acerra, si lamentavano di non sapere dove andare a vivere, in quanto Acerra era stata in parte incendiata e Nuceria completamente distrutta, essi furono inviati dal proconsole Fulvio Flacco al Senato di Roma a fare le loro rimostranze. Ai primi, gli Acerrani, venne concesso di ricostruire gli edifici incendiati; ai Nucerini si permise loro di trasferirsi ad Atella, mentre agli Atellani fu imposto di spostarsi a Calatia.

Solo nel 59 a.C. Giulio Cesare la trasformò in una colonia di veterani a cui donò i terreni circostanti.

Nell'epoca imperiale venne iscritta insieme a Capua, Atella e Acerra nella "Tribus Falerna" avendo acquisito nuovamente i diritti civili.