Timeo (Tauromenion, 350 a.C. circa – Siracusa, 260 a.C. circa) è stato uno storico greco antico. Il maggiore storico della grecità occidentale, era figlio di Andromaco, fondatore (358) e tiranno della città. Nel 316 a.C. la città venne conquistata dal tiranno di Siracusa, Agatocle e Timeo venne esiliato e visse ad Atene per almeno cinquant'anni, dove seguì le lezioni di retorica di Filisco, un allievo di Isocrate. Si dedicò alla scrittura di opere storiche, essendogli stata preclusa l'azione politica diretta, ma fu ben presto soprannominato Ἐπιτίμαιος ("detrattore") per la sua inclinazione a biasimare gli altri storici.
Probabilmente tornò a Siracusa dopo il 269 a.C. sotto il tiranno Gerone II, e forse morì in questa città dopo il 260, dato che la data terminale della sua opera su Pirro era il 264.

Per primo suggerì la possibilità di una datazione precisa degli eventi nell'opera intitolata Olympionikai, liste cronologiche dei vincitori dei giochi Olimpici, affrontata mediante una tavola di riscontro con le liste degli efori e dei re di Sparta, degli arconti di Atene e delle sacerdotesse di Era ad Argo; secondo altri egli avrebbe solo discusso i punti problematici. Arrivò a correggere l'errore, minimo, di tre mesi di sfasamento delle liste olimpioniche. Tale computo in base ai Giochi olimpici offrì il sistema cronologico di riferimento fino alla fine dell'antichità classica, accolto da Eratostene. L'opera più importante erano le Storie o Sikelikà, in 38 libri e trattavano l'Occidente greco, delineandone una storia dalle origini mitiche alla morte del suo nemico Agatocle nel 289. Dai 164 frammenti rimasti possiamo farci un'idea a grandi linee della struttura delle Storie, nonché dal fatto che esse costituirono una fonte fondamentale per la narrazione della storia occidentale in Diodoro Siculo. In un'introduzione generale di 5 libri (poi ripresa, nella sua struttura "pentadica", da Polibio), Timeo offriva una descrizione geografica e introduceva la complessa storia mitologica delle fondazioni di città da parte di celebri eroi del mito, come gli Argonauti, Eracle o i guerrieri dell'impresa troiana.
Nei libri VI-XV Timeo narrava la storia siciliana fino al 406, anno dell'ascesa al potere di Dionisio I di Siracusa, per proseguire fino alla morte di Agatocle (289) nei libri XVI-XXXVIII. In un secondo momento, come 'opera separata' (secondo Dionigi di Alicarnasso), Timeo proseguì il suo racconto in altri 5 libri, dedicati alle guerre di Pirro contro Roma, fino oltre la morte di Pirro (272), al 264, data d'inizio della prima guerra punica. A questa data, pur polemizzando con Timeo, si allaccerà Polibio all'inizio della sua opera.

Timeo racchiude in sé tutti i fermenti della storiografia ellenistica: in primo luogo l'interesse per le culture non greche, specie per Roma, che allora si affacciava sul mar Mediterraneo ellenistico, e di cui Timeo traccia per primo una storia delle origini mitiche, nel cui ambito rientrava la leggenda di Enea, poi assurta a versione canonica con Virgilio. In secondo luogo, Timeo cerca di dare una sistemazione cronologica al confuso bagaglio mitico-storico delle vicende delle varie fondazioni di colonie da parte dei greci, dando come filo conduttore di cronologie spesso discordanti e in competizione, quali quelle delle polis, la cronologia dell'unico evento panellenico, le Olimpiadi. Difetto fondamentale di Timeo, come rileva Polibio (che considera fondamentali la conoscenza geografica, la testimonianza oculare dello storico stesso e l'esperieza politico-militare) e come emerge molto spesso dai frammenti, è l'impostazione libresca, basata su fonti scritte e su una mancanza quasi assoluta di cognizioni specifiche (tattiche, geografiche ecc.) Naturalmente va considerato il fatto che la storiografia ellenistica in generale pecca di erudizione libresca e consiste nella rielaborazione di fonti a loro volta più o meno attendibili.

La matrice isocratea della formazione di Timeo si evidenzia anche nella sua impostazione moralistica e retorica, che lo spinge a drammatizzare i fatti, tendenza tipica della storiografia "retorica", dandone una versione grandiosa e ricca di elementi stereotipati, specie nei discorsi (come quello di Ermocrate, politico siracusano, alla conferenza di Gela del 424 o quello di Timoleonte alla battaglia del Crimiso), ricchi di banalità e inesattezze ma curati dal punto di vista stilistico, secondo il dettato della storiografia "retorica", come quella di Teopompo.

Nell'ambito delle vicende storiche della Magna Grecia, Timeo si interessò anche di Roma e del popolo latino tracciandone per primo le mitiche origini. Rilevante è anche l'opera di sistemazione cronologica dei miti di fondazione delle altre città della regione, utilizzando come filo conduttore la cronologia olimpica. Nonostante la scarsa attendibilità che gli rimproverò Polibio, si tratta della principale fonte antica sulla storia greca d'occidente, utilizzata oltre che da Polibio e Diodoro Siculo, da Callimaco, Tito Livio, Ovidio, Apollonio Rodio, Posidonio. Ateneo ci tramanda di una Replica a Timeo composta da Polemone di Ilio; esisteva inoltre uno scritto Contro Timeo di Istro, collaboratore al Museo di Alessandria di Callimaco, che malevolmente soprannominò Timeo "epitìmaios", deformandone il nome in 'denigratore'. Caratteristica la sua accesa polemica nei confronti dei predecessori nell'indagine storica. Altri tratti caratteristici, riscontrabili spesso nei frammenti, sono la sua aperta ostilità nei confronti dei tiranni (specie Agatocle), l'odio anticartaginese e il timore della punizione divina: gli dèi, per Timeo, agiscono nella Storia e ne determinano il corso.